Turismo non omologato: diffuso e sostenibile, autoctono e responsabile. Il format che dà nuova vita a luoghi ‘marginali’ in Abruzzo e Basilicata apre in Rwanda a marzo 2022

Dall’Abruzzo alla Basilicata fino all’Africa. Sextantio di Daniele Kihlgren, realtà già attiva in Italia con il recupero delle abitazioni in pietra e legno e delle grotte di tufo di due luoghi abbandonati o ‘minori’, apre in Rwanda Progetto Capanne il 21 marzo 2022.

L’idea identitaria e l’ospitalità diffusa rispettosa e consapevole che anima i progetti nel borgo di Santo Stefano di Sessanio (AQ) e nei Sassi di Matera viene ora riproposta con la medesima filosofia in un altro luogo della marginalità’, l’isola Nkombo, nel lago Kivu, in Rwanda. Quello proposto è un turismo non omologato, sostenibile, autoctono e responsabile, pensato per sostenere in modo concreto la popolazione locale e non turbarne gli equilibri.

Il progetto che prevede capanne tradizionali di fango e terra destinate ad ospitare turisti di tutto il mondo realizzate attenendosi alla storia e al territorio, in linea con le abitazioni già presenti nella parte settentrionale dell’isola è finanziato interamente dai soci di Sextantio attraverso la Onlus che dal 2008 fornisce l’assicurazione sanitaria alle persone più indigenti del Rwanda.

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Dov’è l’isola e dove sono le nuove capanne

Nkombo è un’isola di confine in territorio rwandese, abitata per lo più da popolazioni congolesi dediti alla pesca, agricoltura e pastorizia di puro sostentamento.
 La zona dove sono collocate le nuove capanne/lodge è posta all’estremità settentrionale, quella più distante dalla terra ferma, con la più bassa densità di popolazione e abitata da una minoranza musulmana.

Il progetto si attiene scrupolosamente alle capanne tradizionali

Il progetto per la realizzazione delle capanne prende avvio dal materiale presente nel Museo Etnografico del Rwanda di Butare, dove sono presenti le capanne tradizionali e quella del Re Tutsi.
 Questa tipologie di capanne non sono dissimili da tante altre che si trovano nelle montagne della foresta equatoriale.

Tecniche costruttive locali in contesti e usi differenti da quelli originari

Le piccole licenze poetiche del progetto, laddove le soluzioni originarie era difficilmente proponibili, prendono le mosse, senza alcuno stacco contemporaneo, dalle tecniche costruttive locali in contesti e usi differenti da quelli originari. Nonostante si sia avuta a disposizione una strumentazione molto semplice, grazie all’alta qualità della materia prima e alle notevoli tecniche artigianali, il risultato è un’essenzialità di forme e proporzioni. I bagni, sebbene non tradendo l’originale atmosfera, prevedono gabinetto, bidet e doccia.

Come è configurato il piccolo villaggio

Oltre alle due capanne (da due e quattro posti letto), una zona conviviale e l’attigua cucina, poco più distante è situata un’ulteriore cucina realizzata secondo le stringenti normative del Rwanda. A completare il piccolo villaggio ci sono la casa del guardiano e quella della famiglia locale dedita alle attività agricole e di piccolo allevamento.

Con un soggiorno minimo di tre notti, la tariffa giornaliera è unofferta libera da devolvere alla Sextantio Onlus.

Autosussistenza

Come in tutta l’isola, anche nel nuovo villaggio si vivrà perlopiù di autosussistenza tramite le produzioni agricole nel terreno e le attività di allevamento che caratterizzano l’economia familiare locale.
 Le colture alimentari e gli animali sono quelle tradizionali che si trovano nei villaggi equatoriali con qualche specificità presente nell’isola, come la manioca, oltre alla produzione di “birra di banana”.

Turismo non omologato

Rispetto al tipico resort africano, nel progetto Capanne di Sextantio l’elemento antropologico locale diventa il centro intorno al quale ruota l’intera permanenza sull’isola.
 Il tentativo, anche in questo terzo progetto e in maniera più drammatica rispetto a Santo Stefano di Sessanio e Le Grotte della Civita di Matera, è quello d’impedire che il turismo comprometta i sottili equilibri del territorio.

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Tutela degli equilibri socio/culturali

Se Italia le difficoltà che possono sorgere riguardano la tutela storico paesaggistica, in Africa il problema è puramente culturale. 
Tutte le operazioni inerenti al Progetto Capanne saranno volte all’obiettivo più importante: mantenere gli equilibri socio/culturali originari, così da conservare la dignità delle popolazioni locali, non trasformandole in masse di questuanti o, nel migliore dei casi, di venditori di improbabile artigianato artistico locale, come avviene in molti resort africani. Questa sarà la sfida più difficile di un progetto che parte coi migliori propositi, ma con variabili non facilmente prevedibili.